C’è stato un periodo, qualche tempo fa, nel quale non esistevano i cellulari e non c’era Internet, ma i ragazzi riuscivano comunque a conoscersi, incontrarsi, innamorarsi: erano gli anni Ottanta, soltanto una manciata di decenni fa, nemmeno un battito d’ali nella storia dell’umanità. Eppure il mondo era molto diverso. Ho provato a raccontarlo ne “La ragazza di via Botticelli“. Cos’è?
Innanzitutto il mio personale tentativo di reagire alla pandemia.
In questo difficile periodo storico ho scelto di incontrare e frequentare Alice, una ragazza che passa dall’adolescenza alla prima giovinezza negli anni Ottanta. Nata nella provincia toscana, ha un sogno. E questo mi piaceva di lei. È fondamentale, io credo, avere un sogno, anche se poi non si realizza, o si realizza a metà. Dà la spinta per continuare a vivere, pur nelle difficoltà e nella sofferenza.
Mi piaceva anche il fatto che si trasferisse a Firenze per frequentare l’Università. Firenze è una città meravigliosa, ricca di arte e di storia, un luogo tranquillo e allo stesso tempo brulicante di persone e attività. Ma soprattutto mi piaceva raccontare la sua storia d’amore.
Perché lei si innamora, non completamente ricambiata, di un certo Ettore, un musicista jazz.
Ecco, volevo jazz, e in generale musica, tanta musica, intorno a me.
E volevo amiche e amici: così, nell’anno della pandemia, ho incontrato tanti amici, seppure sulla carta: Laura, Flora, Daniele, Ludovico…
Mi piaceva anche raccontare del teatro, della sua magia e dei suoi incanti, ai quali purtroppo, nel 2020, abbiamo dovuto rinunciare.
Insomma, ho usato il “tempo in più” della pandemia per creare una nuova realtà, nuova e antica insieme.
Vorrei condividerla con chi avrà la bontà di leggere questa storia. L’ho auto-pubblicata su Amazon Kindle Publishing, è in promozione gratuita ancora per qualche giorno. Potete scaricarla qui sotto.
Buona lettura!